Associazioni Italiane in Svizzera

Resoconto dell’incontro-dibattito a Zurigo

Ieri pomeriggio, presso il Liceo Artistico di Zurigo, il CAVeS (Confederazioni Associazioni Venete in Svizzera) ha organizzato l’incontro-dibattito sul tema “Quali forme di associazionismo per il futuro?”.

Ha aperto l’incontro Luciano Alban, presidente del CAVeS e del Comites di Zurigo, introducendo il programma e gli obiettivi dell’incontro. Il console aggiunto di Zurigo ha poi preso la parola per esprimere l’importanza dell’associazionismo e la voglia di comprendere meglio la realtà di Zurigo e della Svizzera tedesca.

Il moderatore Giangi Cretti – direttore della “La Rivista” periodico italiano della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera – ha espresso il suo interesse da emigrato, affermando di non essere un esperto nel settore dell’associazismo. Affermazione che mi ha lasciato perplesso , visto che è cosa nota il suo interessamento all’associazionismo degli italiani in Svizzera attraverso le CLI, la Fabbrica di Zurigo e poi il recente editoriale di Ottobre su “Zurigo in Italiano” che raccoglie una serie di eventi ed attività in Italiano nell’area di Zurigo e della Svizzera tedesca. Sono poi intervenuti i vari relatori.

Il prof. Sandro Cattacin – del dipartimento di Sociologia dell’Università di Ginevra – ha toccato tre elementi fondamentali dell’emigrazione. Il primo facendo riferimento al concetto di società liquida di Baumann, riferendosi ad esso come società gassosa. Per dovere di cronaca, il concetto di società gassosa veniva da Marx e che ha pochi punti comuni con la società liquida di Baumann. Quest’ultima prova a spiegare come l’individuo agisca come un “turista” alla ricerca di molteplici e fugaci esperienze sociali.
Ha poi evidenziato la mancanza di un concetto identitario, ad esempio di nazione come identità. Per poi concludere sul concetto di mobilità, dove l’emigrante oggi lascia il proprio paese non per stabilizzarsi in uno nuovo, ma per rimanere per un periodo determinato, salvo poi andare in un altro paese non appena nuove opportunità e richieste di mercato lo richiedano.
Infine ha evidenziato come l’individuo sia oggi più propenso verso un elemento di progettualità, un’attività a termine, anziché le vecchie forme di partecipazione in cui la continuità dell’esercizio di volontariato o associazismo finiva per ricoprire l’intera esistenza dell’individuo stesso.

La dotts.ssa Pellegrini ha poi presentato la ricerca e la metodologia della stessa. Anche qui partendo dalle forme di emigrazione, come questa sia cambiata nel corso degli anni coprendo realtà che spaziano dall’emigrante alla ricerca di lavori manuali fino a quelli altamente qualificati. Ha poi fornito un piccolo spaccato di alcuni piccoli gruppi su facebook per sostenere la finalità di scopo di queste forme di aggregrazione.

L’ingegner Eugenio Serantoni ha presentato l’esperienza del gruppo ZIGSS (Zürich Italian Graduate Student Society), che ha lo scopo di facilitare l’integrazione dei nuovi arrivati, condividere informazioni utili e condividere eventi conviviali con altre realtà dell’emigrazione quali Comites o Caves.

La dott.ssa Gaia Restivo della Fabbrica di Zurigo ha raccontato il percorso che ha portato le originali Fabbriche di Nichi, di chiaro stampo partitico, facendo capo a SeL, nella continuato di un laboratorio di idee. Ha voluto precisare la natura apartitica dell’associazione, sebbene poi nel corso della presentazione è stato evidente che la componente politica è ancora fortemente preponderante. La Fabbrica di ZH organizza diverse attività, tra cui la più recente ed interessante è l’iniziativa di accoglienza che si svolge presso il “Punto di Incontro” ogni primo giovedì del mese.

Ha seguito il docente di filosofia prof. Sergio Sotgiu, che ha provato a spiegare le motivazioni dietro la cosidetta società liquida.

Alla fine il mio intervento si è soffermato sulle nuove forme di associazionismo che si sviluppano o evolvono attraverso i nuovi media. Ho iniziato chiedendo alla platea perché utilizzano internet. Ora non so se per la piega che aveva preso l’incotro o se sia una reazione tipica da domenica pomeriggio, ma ho dovuto elencare da solo cosa porta all’uso del web al giorno d’oggi. Da qui il legame con gli altri relatori sui bisogni e come questi bisogni poi siano immutati nella loro stessa natura, ma come il mezzo utilizzato per rispondere a tali bisogni fa sì che cambi anche la dinamica. Ho riportato la centralità della socialità da Aristotele, passando per Freud, fino ai sociologi dei giorni nostri. E come la socialità rivesta un ruolo chiave nello sviluppo della personalità stessa dell’individuo. A questo punto sono passato agli strumenti che sono messi a disposizione dalle nuove tecnologie, spiegando di alcuni pro e contro.
Alla fine ho fornito un’analisi dei gruppi facebook di Zurigo, cosa li tiene in vita, la partecipazione, ed infine la centralità degli incontri di persona tra i membri del gruppo. Infine, ho raccontato l’esperienza del Gruppo degli Italiani a Zurigo, degli ultimi cinque anni e di come il ruolo della solidarietà tra i membri, lo scambio delle informazioni e gli eventi abbiano giocato un ruolo chiave nella riuscita del gruppo. Ho infine fornito una carrellata delle iniziative che ci aspettano, da un sito web con calendario fino ad arrivare all’iniziativa del primo Toastmasters in italiano a Zurigo.

A questo punto hanno fatto seguito le domande e la presentazione di altre realtà associative legate alla lingua italiana o ad alcune forme di associazionismo regionale.

Mi hanno colpito alcune domande o considerazioni nello specifico a cui qui provo a rispondere, non avendone avuto modo durante la parte del dibattito. Infatti, il moderatore ha dato spazio solo al sociologo ed al filosofo di rispondere. Lasciandomi nella perplessità se l’intenzione fosse di guardare a forme del presente e del futuro, anziché crogiolarsi su studi che avevano come obiettivo il passato o elucubrazióni di natura filosofica.
Il moderatore poi, ha dato sfoggio anche di alcune battute leziose su quando il virtuale diventerà anche virtuoso. E qui ci sarebbe da chiedersi perché il suo periodico è online e come hanno beneficiato e continuano a beneficiare tanti emigrati di documenti online e collegamenti a siti come Comparis o ai gruppi di supporto (il mio, come il ZIGSS e tanti altri).
Ha poi continuato in seguito lasciando intendere che il virtuale è la sede preposta alle fake news, dimenticando che il web ha solo messo sotto la lente di ingrandimento quello che è successo con la propaganda giornalistica e televisiva nel corso degli anni.
È come se l’uso distorto dei media in passato non abbia insegnato niente: demonizzare, sminuire o offendere sortisce l’effetto contrario.
Non a caso lo sminuire di Occhetto ci lasciò in dote il ventennio Berlusconiano. Spero ciò non accada lasciandoci un periodo simile, per mancanza di sensibilità e lungimiranza di chi si erge a ideologo di valori, che si svuotano per mancanza di volontà nel discutere delle singole problematiche e soluzioni con chi si mostra disponibile a farlo

Il moderatore poi ha deciso che fosse ora di dare giudizi di valore, parlando di gruppi di Italiani a Zurigo o nella Svizzera “utopici” (sic!) che potrebbero essere a Canicattì. Credo volesse dire ubiquo, ma non essendo un dibattito è stato impossibile chiarire il punto.
Il momento più alto è poi stato toccato quando si è parlato di volatilità dei valori e volubilità degli interessi.
Insomma, va bene se le persone si incontrano per andare a sciare insieme. Diventano interessi volubili se organizzano una cena, delle partite di calcetto o una fondue sul web.
La cosa che mi chiedo è, come si possano dare simili giudizi di valore su emigrati connazionali che hanno un modo di interagire diverso rispetto al passato?
Non hanno forse loro diritto di organizzarsi in maniera diversa, sfruttando le comodità dello strumento virtuale e condividendo informazioni senza consumare carta ed inchiostro come era possibile constatare per tutti gli eventi pubblicizzati per la serata?
Intendiamoci, io sono per l’accoglienza e l’integrazione e sono il primo a comprendere la necessità di avere un supporto cartaceo per le prime generazioni di emigrati. Ma contrariamente al nostro moderatore della serata mi sarei guardato bene all’esprimere giudizi così sferzanti e sarcastici nei confronti dei relatori.

Il giudizio ancor più sferzante è arrivato nei confronti dei membri di questi gruppi facebook, che secondo il moderatore sono per la maggior parte residenti in Italia. Dal mio posto gli facevo notare che sono una minoranza, ma lui ha insistito nonostante gli facessi notare di avere i dati a disposizione.

Ho apprezzato molto l’intervento di Luciano Alban che ha evidenziato l’importanza di comprendere le nuove forme di associazionismo, accanto a chi ha sollecitato l’importanza di imparare a governare il cambiamento senza per forza subirlo.
In questo senso – se il moderatore me ne avesse dato l’occasione, quando ho alzato la mano – avrei spiegato che nelle grandi aziende ci sono figure come gli esperti di innovazione o i futurologi che si occupano di comprendere le tendenze e fare investimenti per ricerca, formazione e progetti pilota per comprendere e governare il cambiamento.

Da parte mia, ho provato a buttare il seme della curiosità e della condivisione. Spero possa crescere altrove, perché l’incontro che doveva avere come obiettivo le nuove forme di associazionismo ha investito la maggior parte del tempo nel presentare fenomeni già noti o passati o invettive da primo novecento. E poi non si facilita un dialogo costruttivo con la platea con chi gli strumenti non solo li conosce, ma sa anche come governarli.

Ritengo che aldilà delle criticità evidenziate, sia doveroso un grazie sincero a Luca Sponton e Paolo Martinazzo per l’organizzazione, Renzo per aver reso possibile l’uso di microfoni  e proiezione ed infine a Luciano Alban che attraverso la presidenza del Caves e del Comites ha permesso la riuscita dell’evento.

AS, 29.10.2018

Antonio Solazzo