I risultati delle prossime elezioni italiane potrebbero portare a due scenari opposti: dare maggiore stabilità all’intera euorozona o portarla sulle soglie della deflagrazione. E vista la situazione del paese, la prossima crisi dell’euro potrebbe iniziare così.
Finora, i mercati azionari sono tranquilli. Ma ciò potrebbe cambiare presto.
L’Italia è uno dei paesi più indebitati al mondo. Non solo la situazione finanziaria è tesa. Anche la situazione economica e sociale è precaria. Non a caso l’umore nella popolazione è nero tendente alla depressione.
Nessun’altra delle grandi nazioni dell’Europa occidentale è insoddisfatta come l’Italia. La sfiducia nelle autorità, nella magistratura e nel governo è molto elevata.
La frustrazione colpisce anche l’Europa. Il 46% degli italiani ritiene che il proprio paese avrebbe un futuro migliore se fosse al di fuori dell’UE. Da nessuna parte nell’eurozona c’è un sentimento sull’euro così negativo come in Italia – sebbene l’italiano Mario Draghi sia alla guida della banca centrale europea (BCE).
Come vota un paese così?
Dato l’umore, non sorprende che il Movimento Cinque Stelle potrebbe essere lo schieramento più forte in parlamento. Ma il M5S non vuole partecipare a un governo di coalizione.
Le migliori possibilità ce l’ha la coalizione formata da Berlusconi, Salvini e la Meloni. Non proprio il massimo delle prospettive. Ma le cose con Matteo Salvini potrebbero andare storte. Se si trovasse ad avere un solo voto più di Forza Italia, rivendicherebbe l’incarico di Primo Ministro.
L’Italia è economicamente in una situazione quasi senza speranza. È la grande perdente dell’unione monetaria. Il reddito pro capite disponibile è oggi in termini reali molto più basso di prima dell’inizio dell’unione monetaria nel 1999. In Germania, Francia o Spagna, i cittadini hanno in media circa il 25% in più di reddito rispetto a quel momento storico (dato del Fondo Monetario Internazionale).
Seppur l’attuale ripresa internazionale sia iniziata anche in italia, la crescita è guidata principalmente da tassi di interesse estremamente bassi (grazie alla BCE) ed il petrolio relativamente economico. Entrambi non dureranno per sempre.
Ciò di cui l’Italia avrebbe bisogno per una ripresa sostenibile, sarebbe una gigantesca iniziativa di produttività: investimenti aziendali, istruzione, ricerca, infrastrutture, un sistema giudiziario funzionante e, non ultimo, una seria lotta contro la mafia, la corruzione e l’evasione fiscale. Lo stato siede su una montagna di debito del 130% del PIL. Se l’economia non riparte, risparmiare non serve. Le banche nonostante gli aiuti statali ricevuti, nuotano ancora in cattive acque, il che rende difficile finanziare nuovi investimenti aziendali.
L’Italia è intrappolata in una spirale negativa. I giovani accademici vanno all’estero perché non vedono prospettiva. Come convincere gli investitori internazionali, se i tuoi giovani cercano opportunità altrove?
Se il terzo più grande stato dell’euro si muove in direzione della bancarotta, ciò mette a repentaglio la stabilità dell’intera unione monetaria. L’Italia è troppo grande per essere salvata. Finora, la BCE ha aiutato con bassi tassi di interesse e acquisti di titoli di stato, ma questo sostegno prima o poi finirà.
Ad oggi ci sono due strade percorribili: l’Italia esce dall’euro dichiarando una parziale bancarotta, oppure, in qualche modo, riesce a mettere in piedi un programma di investimento e di riforma, che consenta una stabilità duratura.
Una Brexit “all’italiana” è uno scenario ad alto rischio il cui impatto globale è difficile da prevedere. Alla luce dei giganteschi debiti in sospeso, avrebbe le carte in regola per scatenare la prossima crisi finanziaria.
Un rilancio dell’economia italiana, a sua volta, non è possibile senza l’aiuto del resto dell’eurozona. Considerando che la Germania in questo momento ha i suoi problemi interni con la formazione del proprio governo, con la Merkel molto indebolita rispetto a prima delle elezioni tedesche, per l’Italia potrebbe essere il momento giusto per negoziare…
Francesco Sgrò