Favori al finanziamento del terrorismo e rovina per il clima mondiale
I like the free, fresh wind in my hair
Life without care
I’m broke
It’s oke
Hate California, it’s cold and it’s damp
That’s why the lady is a tramp
“The Lady Is a Tramp”, di Rodgers and Hart.
Dopo aver boicottato l’accordo sul clima di Parigi, Trump ha rincarato la dose affermando che potrebbe riconsiderare la firma degli Stati Uniti solo se conterrà modifiche sostanziali.
Questo visto che egli considera il patto sul clima altamente svantaggioso per il suo paese. Sarebbe interessante se qualcuno gli avesse chiesto anche “quali” sono le componenti di quell’accordo che impattano in maniera svantaggiosa.
Senza un ulteriore chiarimento da parte del presidente, ci si può lanciare in facili deduzioni sull’impatto nella riduzione delle emissioni contenute nel trattato stesso (testo qui in italiano, qui in inglese). Questo vorrebbe dire ridurre in maniera consistente combustibili fossili ed emissione di gas serra. Purtroppo non è possibile comprendere tutti i finanziatori della campagna elettorale di Trump, che vanno dai fondi diretti al comitato elettorale, passando per le raccolte note come Pac e SuperPac, finendo a ciò che gli esperti chiamano “dark money“, legato ad enti che possono rimanere anonimi (fonte).
Tra i finanziatori diretti, possiamo facilmente individuare Murray Energy, gigante del carbone e del bitume (102 mila dollari di supporto diretto). Tra gli altri, purtroppo siamo nella nebbia più assoluta. Bisogna poi ricordare che una consistente parte dei gas serra sono generati da allevamenti intensivi o disboscamento delle aree verdi, in cui le multinazionali americane del cibo e delle catene di fast-food sono maestre indiscusse.
Un altro capitolo a parte meritano poi i petrolieri statunitensi, ormai presenti in tutto il mondo.
Per loro oltre al favore della mancata firma dell’accordo di Parigi, c’è la prova di forza con l’Iran, per cui Trump ha mandato all’aria un accordo di amicizia di centinaia di pagine firmato anni fa con il governo di Teheran. Il braccio di ferro è così ingiustificato, che gli Stati Uniti pretendono – cosa mai accaduta prima in sede Onu – che anche gli altri paesi contravvenendo agli accordi in corso e seguano le sanzioni economiche restrittive messe in piedi dal governo Trump.
Ovviamente l’Europa ha provato prima di mediare e poi di mettere in piedi un sistema che sostenesse i bisogni primari di un paese chiave come l’Iran.Tuttavia, molte aziende statunitensi e altre grosse aziende straniere che fanno grandi affari negli Stati Uniti stanno pensando di lasciare l’Iran. Oppure lo hanno già fatto.
Accanto a queste decisioni, va anche il blocco dei barili di greggio provenienti da Teheran.
Inutile dire che questo è un regalo a i petrolieri americani e sauditi – e a cui gli Stati Uniti non mancano mai di far regali di questo tipo – per cui il prezzo del barile incrementa, a parità di disponibilità.
È tristemente noto che quando ci sono sanzioni verso un paese, il contrabbando ai confini incrementa a dismisura, arricchendo proprio quelle fette di organizzazioni malavitose e terroristiche. Andando a vedere i confini dell’Iran, si vede facilmente che le merci provenienti da Iraq, Pakistan, Turchia e Afghanistan giocheranno un ruolo chiave per alimentare il mercato illegale e parallelo.
Ed è sufficiente un minimo di intelligenza geopolitica per comprendere chi ne trarrà grandissimo vantaggio: i grandi gruppi terroristici.
Quindi, quando pensate a Trump, fatelo con il pensiero di chi, anziché mediare e provare a trovare soluzioni utili per le popolazioni e del pianeta, si focalizza sul benessere degli amici dei combustibili fossili, in barba al finanziamento indiretto del terrorismo dettato dalle sue scelte scellerate.
Per poi capire chi è Trump in campo di sviluppo immobiliare, è sufficiente vedere un ottimo documentario su Netflix per capire che è entrato in politica per gestire i propri debiti e guai giudiziari.
Agli italiani dovrebbe ricordare un personaggio con un simile ego smisurato, con lo stesso piacere per la compagnia femminile e la sua mercificazione, nonché dello sprezzo delle regole e delle buone maniere.
Bisogna solo sperare che la carriera politica e l’influenza di Trump non duri così a lungo.
AS 10.10.2018