La pettegola, Montalbano e l’informazione

Chi non ha in famiglia o nel vicinato una pettegola? Spesso le prestiamo attenzione o alcuni di noi la cercano per conoscere le storie della famiglia o del vicinato. Spesso ci siamo stupiti, riso e chissà, qualcuno è caduto pure nella trappola di rilanciare il pettegolezzo. Alcuni poi, ne sono vittime.

“Come è brutta la calunnia, mamma mia!” diceva Stefania Cantone in Mine Vaganti rispondendo ad un pettegolezzo con un altro pettegolezzo. Soluzione non elegante, ma efficace e diretta per la narrazione del bellissimo film di Ozpetek.

Come per il pettegolezzo, nel gioco del passaparola, dove la parola onore diventa cotone o battaglia diventa frattaglia: non ricostruisci mai la parola originale ed è impossibile capire dove il termine originale sia poi stato distorto. Per questo motivo in ambito accademico e giornalistico la gestione delle fonti è fondamentale. La chiave di volta per dirimere controversie accademiche e talvolta procedimenti giudiziari.

 

Perchè la pettegola agisce? Per noia, per cattiveria o per interesse. Ed è complesso comprendere quando c’è interesse o semplice noia, poichè la pettegola è arguta e fornisce spesso contesti diversi e piste false.
Perfino nella storia di mafia e “ammazzatine” de “Il gioco degli specchi”, Montalbano viene confuso da indizi sbagliati, un proiettile ed una donna avvenente. Camilleri è un egregio scrittore e dipinge perfettamente come piste false e distrazioni possano portare il più amato commissario d’Italia a prendere più di una cantonata. Camilleri usa in questo suo romanzo anche lettere anonime e qualche scollatura avvenente.
Montalbano poi riuscirà tra il mare e qualche arancino a risolvere l’intreccio fatto di un intricato gioco di specchi in cui tutti gli elementi finiscono per riflettersi riportando il lettore da una storia ad un’altra rendendo il libro uno tra i più interessanti di Camilleri.

 

Ma perchè legare la pettegola, Montalbano e le fonti? In un’intervista di Camilleri – autore e persona di cui ho la massima stima – al quotidiano svizzero Tages Anzeiger dice che è spaventato dell’incompetenza dei cinque stelle, ha paura di Di Maio come possibile primo ministro e Roma non ha mai avuto un sindaco peggiore. Allora ho pensato che ci deve essere qualcosa di fortemente sbagliato nel modo dell’informazione. Perchè ho seri dubbi che Camilleri possa intendere che l’infelice selezione – e rimozione – di un capo del personale, un albero di natale mal messo e la rinuncia alle olimpiadi sia lontanamente paragonabile con mafia capitale, lo scandalo parentopoli e le varie disgrazie del ventennio di giunte capitoline che hanno preceduto i primi 20 mesi della giunta Raggi.
Se una persona intelligente ed informata come Andrea Camilleri offre un giudizio così forte e tagliente, qualcosa nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione deve essere andato in cortocircuito.
Camilleri non credo sia soggetto alle fake news che viaggiano sui social, ma presumo legga uno o due quotidiani di fiducia (o se li faccia leggere, visto la triste notizia della lenta, ma oramai quasi totale perdita della vista) oppure ascolti la TV o la radio.

Non è un mistero che il mondo dell’informazione italiana sia stato stravolto da editori direttamente coinvolti nella politica – Berlusconi, De Benedetti, Caltagirone, per citare i primi tre che mi vengono in mente.  Oggi è ancor più difficile comprendere dove finisce il fatto ed inizia il commento del giornalista.
In tv poi, i commenti di tuttologi e opinionisti di ogni sorta e grado, assurgono al compito alto e fondamentale dell’informazione. Un commento in un talk-show diventa d’improvviso notizia. E tutto si mescola e confonde, lasciando il lettore od il telespettatore in balia di chi grida più forte o chi usa parole più taglienti e offensive.
Gli stessi mali di questo approccio – che trova le sue radici nella peggior tradizione della tv commerciale  dove gli utenti dovevano essere guidati verso un prodotto, bevanda, alimento o la nuova versione di un’automobile – evidenziati in passato dalla sinistra italiana sotto i nomi di conflitto di interessi o antitrust, sono poi finiti per diventare la stessa arma usata da testate e programmi vicine alla compagine della stessa sinistra italiana che se ne è servita. E poi ha asservito gli strumenti stessi della comunicazione per  fini di propaganda elettorale.

 

Quando l’unico intento dovrebbe essere di informare, salvaguardare il cittadino e di garantire una sana competitività economica e politica all’interno del paese.

 

All’improvviso centrodestra e centrosinistra, storicamente aspri rivali e mai vicini su temi chiave della politica economica e sociale del paese, si sono ritrovati a braccetto a combattere con tutto l’arsenale disponibile il nuovo nemico numero uno: il Movimento 5 Stelle.

Televisioni, giornali, interviste e tanti giornalisti a rimpallare le solite domande: ma spelacchio? Ma le olimpiadi? E l’immondizia a Roma? Come se il benessere dell’intero paese dipendesse e ruotasse solo da alcuni comuni a maggioranza M5S. O solo da Roma.

Qualcosa si è rotto da tempo. E ci vuole un’enorme pazienza per fare una informazione corretta ed equilibrata. Che non vuol dire raccontare che il M5S sia il salvatore della patria o che all’interno non ci possano essere persone che non rispettino i principi cardine.
Ma raccontare onestamente i difetti ed i pregi, dare il giusto peso (e diciamocelo, spelacchio è da decima pagina nella sezione cronaca locale) e fare le pulci.

Ma a tutti i partiti. Indistintamente.

E questa è colpa in primis degli editori e poi di quei giornalisti che si prestano a scrivere alcuni pezzi decisamente al di fuori di qualsiasi etica professionale.

C’è bisogno di giornalisti ed editori indipendenti, capaci di tenere tutta la classe politica sotto pressione. E bisogna dire anche onestamente che il costo di una eventuale incompetenza non arriverà mai ai 60 miliardi all’anno come detto dal professore di economia di Bologna, Luigi Picci. O ai 100 miliardi come titolato da Il Fatto Quotidiano. L’attuale zavorra del paese è la corruzione sia a livello pubblico che privato, che blocca lo sviluppo dell’Italia. Non a caso in Europa nel 2017, l’Italia era fanalino di coda nella crescita (fonte Repubblica.it).
Se la tanto sbandierata onestà ed incorruttibilità del M5S fosse messa in pratica con leggi e regolamenti e si riuscisse a recuperare anche solo metà del costo della corruzione, sarebbe una bellissima notizia. Per l’intero paese.
Camilleri attacca Renzi su questi temi, per aver fatto poco per l’economia e per aver diviso il suo stesso partito. Dice poi con chiarezza di sapere che uno come Berlusconi, dopo essere stato legalmente condannato per frode fiscale, sarebbe stato politicamente eliminato, in qualsiasi altro paese. E per sempre (trad. dal quotidiano svizzero Tages Anzeiger).

 

Ciò che manca è una informazione corretta ed equilibrata. Anche per eliminare gli estremismi che sempre più in questo paese si stanno radicalizzando e trovando casa in alcuni gruppi e forze politiche. Ed in questo molte testate giornalistiche cartacee, online e televisive hanno una grande responsabilità.

Bisogna resettare e ripartire per il bene del paese. Dei figli e dei nipoti che verranno.
Il mondo dell’informazione ed i cosidetti influencer ed opinionisti, hanno una grande responsabilità. Bisogna creare gli anticorpi per liberarsi di chi semina odio, chi alimenta falsità, chi instilla sospetti e chi infanga la memoria di modelli positivi come Falcone e Borsellino e trova spazio nel mondo dell’informazione e della politica.

Il sospetto poi, diceva proprio Giovanni Falcone, è l’anticamera della calunnia.

A.Solazzo

Antonio Solazzo