La rivoluzione culturale – Francesco Sgrò

Commentavo ieri con la mia ragazza che è da soli 4 anni in Svizzera i risultati elettorali in Abruzzo. Le ho detto che in Svizzera una cosa del genere non sarebbe mai possibile. Cioè non sarebbe mai possibile che un partito che ha fatto sparire 49 milioni di euro vinca contro coloro che hanno restituito milioni di euro ai cittadini e che hanno appena regalato 4 ambulanze alla regione Abruzzo. In Svizzera non sarebbe mai possibile che i cittadini votino uno che fino a pochi anni fa cantava “Napoli merda, Napoli colera, sei la vergogna dell’Italia intera”;  non è necessario essere napoletani per sentirsi offesi da queste parole e non votarlo: uno che si esprime così viene politicamente isolato da tutti gli schieramenti. Invece in Italia lo votano, persino al sud! È bastato togliere “Nord” dal simbolo… da Lega Nord a Lega. C’est tout!

Ho chiesto alla mia ragazza in modo molto pacato e provando a non offendere l’Italia, se non era meglio che il Movimento 5 Stelle non fosse mai nato. Forse ciò avrebbe portato ad una rivoluzione simile alla francese o ai vespri.

Le ho fatto notare che sì, è vero che in Italia abbiamo avuto, abbiamo e sicuramente continueremo ad avere personaggi che il mondo intero ci invidia e invidierà, ma è anche vero che l’italiano medio pare avere un’ “educazione” di base molto bassa. Altrimenti certe cose non si spiegherebbero. La Svizzera ha prodotto senz’altro meno eccellenze che l’Italia, nei secoli, ma mi pare di capire, a conti fatti e a giudicare dai risultati, che l’educazione qui sia molto più alta.

 

Lei, che la filosofia del M5S la vive in modo molto più intenso di me mi spiega che la rivoluzione del M5S è una rivoluzione culturale, non violenta. Solo se il cambiamento avviene nel cuore e nella mente di ogni individuo, allora sarà un cambiamento reale e non temporaneo e di facciata. E questo cambiamento è in parte già avvenuto, c’è già molta più partecipazione alla politica, molta più coscienza civile. Siamo sulla strada giusta, dice. Sebbene, ammette, le delusioni arriveranno ancora e ci vorrà ancora tempo.

Va bene, posso capire, io però, da italiano nato e cresciuto in Svizzera, abituato al pragmatismo più che alla filosofia, cerco risposte concrete e mi chiedo cosa stiamo sbagliando. Siamo sicuri che basti “la rete” internet, i banchetti e i raduni nelle piazze? Cosa possiamo fare affinché questa rivoluzione culturale avvenga davvero?

 

Mi sono chiesto: in Svizzera, l’educazione scolastica cosa ha fatto in tal senso?

 

Come ben saprete, qui in Svizzera lanciamo un referendum per qualsiasi cosa. A volte mi sembra pure che si abusi però credo che sia un modo bello per fare le cose insieme, i cittadini con la politica.

 

Come prepara la scuola Svizzera i suoi futuri cittadini?

 

Già alle scuole medie ricordo che si parlava delle elezioni politiche o dei referendum. Si studiava insieme il testo di coloro che erano pro referendum ed il testo di quelli che erano contro. Studiavamo insieme le argomentazioni. Poi il compito consisteva nel parlarne a casa con i genitori e scrivere un tema.

Dopodiché si presentava il compito in classe, alla lavagna, di fronte a tutta la classe. E lì si apriva la discussione e si ragionava insieme, sui vantaggi di una o l’altra scelta per la comunità, e non per l’interesse di un singolo.

 

Non c’è stato mai indottrinamento, ma abbiamo imparato quali sono i valori comuni e fondamentali da seguire, abbiamo imparato a ragionare, ad analizzare il pro ed il contro, ed abbiamo imparato ad essere critici ed ad accettare l’opinione di tutti.

 

Se rivoluzione culturale dev’essere, questo governo deve iniziare dalla scuola.

Ancora prima della famiglia, che può non essere sempre all’altezza, la scuola ha l’onere (e l’onore) di sviluppare le coscienze. Essa è il luogo dove si possono aiutare i giovani e le future generazioni a diventare “adulti”, membri della società, in grado di creare il mondo di domani, da cittadini responsabili, consapevoli, rispettosi.

 

Io non ho fatto le scuole in Italia perciò non so cosa insegnino in educazione civica. Qualsiasi cosa sia, credo che si debbano aumentare le ore e rivedere il programma.

 

Frustrato ma fiducioso,

con affetto

Francesco Sgrò