Non si può tacere per sempre.

Parabole discendenti dei giorni nostri. I mali e gli stili di una leadership.

Gli ultimi anni ci hanno messo di fronte ad una società sempre più comunicativa, dove la presenza della parola scritta, ha pervaso la quotidianità di ognuno di noi. La parola scritta è stata – merito e demerito dei social media e della messagistica – quotidianamente usata, abusata, deturpata e violentata. Prima per il limite fisico dei caratteri nei primi cellulari, poi di twitter, ed infine di una ignoranza dovuta allo scarso uso della lingua italiana. Nella sua ampiezza – di varietà di vocaboli – e nella sua altezza.

La forma poi è sostanza. Ed il modo in cui comunichiamo (il come) spesso ricopre una importanza talmente fondamentale da intaccare l’oggetto stesso della comunicazione (il cosa). Sia in senso positivo, che negativo.

Ad esempio i tweet di alcuni politici contemporanei – su tutto l’emiciclo parlamentare – hanno reso il re è nudo. Proprio grazie alle nuove forme di comunicazione, al loro uso costante e talvolta spasmodico. Spesso in una gara a chi la dice prima sui social. Sia esso Twitter o Facebook. Poco importa.
E se possibile con foto a corredo. L’importante è esserci.
L’esser cosa, poi dovrebbe spettare agli elettori. Che invece di esser giudici del circolo mediatico, diventano spesso partecipi. E vittime.

In passato, i politici si limitavano a dichiarazioni pubbliche. Spesso preparate a tavolino, con prove e riprove. La cautela la faceva da padrone. A tal punto che non venivano tollerate perfino le battute di un comico, risultavando poi nel suo allontanamento dalla tv pubblica.

Un eccessivo presenzialismo televisivo prima – con prudenti dichiarazioni – e poi l’abuso dei social media, ha lentamente attaccato le fondamenta della cautela comunicativa politica. E di punto in bianco ci siamo ritrovati con amministratori che hanno dato libero sfogo alle loro più basse espressioni, siano esse razziste o denigratorie nei rispetti degli avversari politici. E non solo sui social media, ma pian piano anche nei salotti televisivi.

Il limite della cautela si è così abbassato, che un responsabile della comunicazione finisce per lasciare messaggi vocali, non ad un singolo, ma ad un gruppo giornalisti. Oppure risponde al telefono annoiato perché lo contattano a seguito di una tragedia che ha visto la perdita di tante vite umane. E la risposta viene quasi data come si stesse parlando con la fidanzata o con un amico. Ti chiamano troppo o ti chiedono particolari privati a cui non vuoi rispondere. E li mandi a quel paese perché ti disturbano.
È chiaro anche al più sordo dei suoi avversari politici, che il giornalista che ha diffuso quell’audio, non ha alcun senso dell’etica professionale. Ma è ovvio che l’opportunità è troppo ghiotta per non cavalcare l’idiozia comunicativa. Non solo di chi l’ha elaborata e messa alla mercé di altri. Ma anche di chi la usa al mercato del pesce dei quotidiani italiani.

Poi sono arrivate le scuse, le precisazioni e compagnia bella. Tutto in regola.
Il punto sulla comunicazione resta: a certi livelli non è possibile “svaccare” con dei giornalisti. I quali, per quanto amici, o frequenti interlocutori, non sono dei familiari. E va da sé che non c’è spazio per la lamentela. Tanto meno di quel tenore.
Esistono tanti modi eleganti di bloccarli. Mettere in piedi un piccolo stallo e rifiatare.
Basta un secondo numero, per le telefonate urgenti. E l’altro lo spegni. It’s not rocket science (non è la scienza che c’è dietro alla propulsione dei razzi, intendendo una cosa molto complessa)! Direbbero gli anglofoni.

Un altro che ha usato scioccamente – o furbamente, come ha deciso la società di controllo della borsa americana SEC* – un tweet è Elon Musk. Il quale si è visto rifilare una multa da  in 80 milioni di dollari. Musk ha anticipato che avrebbe potuto rendere privata la società Tesla pagando un prezzo molto più alto del valore della singola azione in quel giorno. Il risultato è stato che in poche ore il titolo Tesla è salito del 6% creando anche un interruzione delle transazioni sul mercato.

Forse sia Casalino che Musk dovrebbero leggere un po’ di più e scrivere o parlare un po’ di meno. Per cominciare direi un bell’articolo di Michelle Branden sui sette modi di sviluppare il proprio stile autentico di leadership oppure direttamente il libro di Bill George sulla leadership autentica: riscoprire i segreti per creare valori durevoli.
L’articolo è gratis. Il libro costa circa 10 dollari in versione e-reader, e meno di due dollari in versione cartacea.
Sono sicuro che in molti potranno permetterselo.

 

Zürich 2.Oct.2018

Antonio Solazzo

*SEC = Security and Exchange Commission, equivalente americano dell’italiana Consob

Antonio Solazzo