(prima parte)
Una delle grandi gioie è scoprire nuove ed inaspettate prospettive. Nel mio piccolo, in questo breve scampolo di vita, ho avuto la fortuna di incontrare persone profondamente diverse da me. E allo stesso tempo profondamente simili.
Strade di Essaouira, Marocco.
Esco dal ristorante ed imbocco una strada laterale. Con un francese zoppicante chiedo dove posso comprare dei peperoncini. Piment, non lo devo dimenticare.
Il terzo commerciante che mi dice di non averne, mi fa cenno di seguirlo.
Lascia il negozio in custodia ad un ragazzino che potrà avere dieci anni, ed inizia a camminare con passo spedito. E mentre mi precede, mi chiede se è la prima volta che visito il Marocco. Ed Essaouira. Se ho visitato il mercato del pesce. E poi, a cosa mi serve il peperoncino.
Oramai il francese claudicante si muove – spinto dalle memorie scolastiche – su una sedia a rotelle.
Ma il commerciante non demorde. E dopo essersi fermato ad un primo cunicolo per ordinare della legna, preso un pacco e passato dopo duecento metri al negoziante successivo, mi chiede di ripetere. Oramai mi sento in obbligo nei confronti di quest’uomo, che ha praticamento spaccato in due il centro della città per dei peperoncini.
Mio cognato. Insomma, un fratello. Ecco a lui non piace il dolce. È il suo giubileo. Sessant’anni! E voglio fargli trovare una piccola torta di peperoncini.
Sai, a lui piace il piccante. Ma quello forte, eh! Hai presente il Naga Morich? Ecco, di più!
Il commerciante annuisce e continua a rispondermi e a parlare ad altre dieci, venti… trenta persone diverse che incontra per strada. Oramai mi sembra di essere in una scena di qualche film in bianco e nero degli anni cinquanta. O su scherzi a parte!
Ora passa un sacco di carbone da un carretto ad un negozio e si muove con passo sempre costante. Sempre spedito.
Quando quasi avevo perso le speranze di trovare il peperoncino, si infila su una strada a sinistra.
Ed inizio a pensare di essermi imbarcato in una brutta storia. Di quelle che leggi sui giornali, di rapimenti o rapine andate male.
Ma eccolo lì, un fruttivendolo. Senza nemmeno chiedere, il mio compagno d’avventura prende tutto il peperoncino e mi chiede il corrispettivo di 20 centesimi di euro. Glieli passo, perché oramai sono praticamente in balia di quest’uomo. Li passa al fruttivendolo e ce ne andiamo, mentre lui si è impossessato di un pezzo di giornale per incartare il tanto agognato tesoro rosso.
Mentre ripercorriamo la strada quasi a ritroso, prende un sacco di legna e la ripone in un negozio dopo trecento metri. Si ferma in un altro negozio e mi dice che lì trovo il miglior olio di Argan.
Si ferma, quasi a fare una pausa. Mi guarda negli occhi e lentamente sottolinea che se domani non ricordo dove è, di passare da lui che mi riporta.
Ritorniamo al suo negozio. All’improvviso è come se tutto fosse ritornato ad un ritmo normale. Mi stringe la mano e mi ringrazia. Non capisco, sono io che dovrei ringraziarlo.
Mi prega di ripassare domani, qualora avessi bisogno di qualsiasi altra cosa.
Diamine! Mi serve almeno una candela per la torta di peperoncino. Un po’ timoroso chiedo se le vende. Fermo, stende il braccio e mi chiede di proseguire per la stradina da cui ero arrivato. Ne troverò tante nei negozi di profumi e spezie.
Resto un attimo perplesso. Sento un sentimento di riconoscimento per quest’uomo.
Non per il peperoncino, ma per l’esperienza bella e sconvolgente allo stesso tempo.
Lui mi guarda. È come se leggesse i miei pensiei.
Mi dice di andare e mi sorride. Mi sorride con gli occhi e con l’anima.
Ci vediamo domani.
Cammino. Anzi corro per non far notare la mia assenza dal ristorante. Prendo un paio di candele e poi sono al ristorante.
Mi chiedono dove sono andato ed invento una scusa che ancora oggi non ricordo più.
Ritorniamo in hotel. Sul terrazzo che si affaccia sul mare – e con qualche gabbiano impiccione – preparo con un cerchio con di peperoncini quella che sarebbe la torta. Ed in mezzo una candela, di quelle rotonde, che si usano nei diffusori di olii essenziali.
Siamo praticamente al buio. Arriva lo champagne con dei bicchieri di fortuna.
La torta piccante sortisce l’effetto sperato. Sorpresa. Ilarità. Ed anche piacere.
I peperoncini sono proprio buoni e troveranno poi il loro uso nei giorni successivi per arricchire i piatti della tradizione marocchina.
La notte è lunga.
È fatta per dormire e per sognare.
Per aprirsi all’inconscio e far parlare le anime.
18 Maggio 2018
Antonio Solazzo